Montefiore Conca

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Montefiore ha avuto origine da uno dei tanti castelli della famiglia Malatesta e oggi si erge affascinante lasciandosi ammirare da lontano. Il Touring Club consegnò la Bandiera Arancione per l’ottimo rapporto turismo/ambiente.

Un forte che si vede da ogni parte della valle, circondato dal borgo storico, che si classifica come uno dei più belli d’Italia. A forma circolare e cinto dalle mura, tutte le strade che partono dal borgo sono dirette al castello. Un castello che fu oggetto di mire espansionistiche da parte dei Malatesta, dello Stato Pontificio, dei Borgia e dei Medici.

La porta Curina, oggi, permette l’accesso al borgo e presenta gli stemmi papali e del comune, abbinati alla raffigurazione della Madonna. La chiesa di San Paolo, il patrono, è in stile gotico, con campanile romanico e un crocifisso in legno del Trecento.

Da visitare la Bottega dei Vasai, che è un laboratorio per la terracotta, che utilizza ancora tecniche antiche artigianali, come il tornio a pedali e il forno a legna.

Rocca di Montefiore

La Rocca di Montefiore, si erge sulla costa che procede da Fiano fino a Ravenna, situata su un promontorio che offre uno scorcio panoramico degno di gran nota.

Quando parliamo di Rocca di Montefiore ci riferiamo a un castello che venne edificato intorno al 1337 per volere di Malatesta Guasta famiglia, successivamente fu in possesso del duca Federico di Montefeltro, per poi essere oggetto di  dispute, alternando diversi ospiti.

Come tanti altri borghi medievali anche il Castello di Montefiore Conca pare essere protagonista di leggende e misteri. Uno fra tanti è quello che riguarda la presenza di un fantasma che sarebbe quello di Costanza Malatesta, alcuni pensano fosse la madre di Azzurrina, ma l’Anonimo e lo storico Riminese del ‘500 Cesare Clementini, sostengono che Costanza fosse l’unica figlia di Malatesta l’Ungaro. L’altro mistero riguarda il tesoro dei Malatesta. Secondo la leggenda i Malatesta, presi d’assedio, dovettero nascondere velocemente il tesoro, in “certe mura”. Ma quali sarebbero queste misteriose mura? C’è una torre, chiamata da sempre “Torre del Tesoro” o “Torre del Diavolo”, nella quale si pensa che sia rinchiuso il misterioso tesoro dei Malastesta che Sigismondo Pandolfo Malatesta avrebbe nascosto nella Rocca. Questa Torre, fu colpita da vari fulmini nel maggio del 1952 nonostante la presenza di parafulmini sul campanile del castello, si pensa, per questa ragione, che questi fulmini fossero attirati dal materiale metallico presente nella Torre e per questo motivo l’edificio fu chiamato “Torre del Tesoro”.

Attualmente il castello è completamente visitabile e fruibile grazie ai lavori espletati dalla soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio. I lavori di restauro hanno portato alla luce varie ipotesi e tipologie di vita passata e in alcuni vani è stato necessario  rimuovere il pavimento, per procedere all’adempimento dei lavori.

Molti sono gli oggetti rinvenuti di gran pregio come le maioliche smaltate di epoca medievale a cui si aggiungono quelle quattrocentesche, e alcune cinquecentesche di produzione pesarese e faentina. Sono stati ritrovati anche numerosi reperti in vetro come bicchieri e bottiglie, ma anche alcune monete, armi e oggetti prestigiosi come un sigillo in bronzo.

È ovvio che i lavori di restauro sono volti a sottolineare la vita di castello, le attività a cui la comunità era dedita ed anche schieramenti bellicosi. Tipica e suggestiva resta la sala dell’Imperatore, dove sono conservate alcune pitture laiche del Trecento.

Durante le visite alla rocca sarà  possibile ammirare ed apprezzare anche la copertura originaria del castello composta  da un tetto a doppia falda.

Il panorama suggestivo, l’atmosfera che profuma di storia e la voglia di vivere le piccole bellezze del territorio vi sproneranno a conquistare anche questo pezzo d’arte radicato in un tempo che si esprime nelle sue origini più antiche e devote; un castello che si erge quasi a conquistatore della città col suo sguardo vigile e fisso, pronto a raccontarsi nei suoi cimeli ed a lasciarvi sognanti.

Video: Icaro Communication

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