Origini e significato dello stemma di Rimini

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Non tutti conoscono i particolari e i retroscena che hanno conferito l’aspetto attuale al nostro stendardo di provincia.

Sappiamo che è diviso per il lungo in 2 parti:

  • sulla sinistra, l’Arco di Augusto, privo di merlature, impresso su sfondo d’argento, si trova sopra il Ponte di Tiberio
  • sulla destra, una croce rossa è divisa dallo sfondo, anch’esso rosso, da una bordatura d’argento

Lo studio dietro la creazione dell’araldo riminese fu affidato dal podestà a Carlo Lucchesi, amministratore della Biblioteca Gambalunghiana, che prese spunto dalla nostra secolare tradizione. Due elementi presenti in esso, il ponte e l’arco, erano già presenti in stemmi di età ben più antica. Si pensi che uno di questi sigilli, quello del Duca Orso (ritrovato nel 1865), risaliva addirittura al X secolo d.c., e fu uno dei simboli a sventolare, accanto a quelli della Lega Lombarda, contro il Barbarossa (1167). Autore di queste considerazioni fu Luigi Tonini, che dedicò allo stemma lunghi studi. Ciononostante, tali affermazioni sono state recentemente messe in dubbio.

Passando al simbolo della croce, essa ha origini meno antiche: si tratta infatti di un simbolo conferito dal papa Giulio II, a seguito della cacciata dei Malatesta, nel 1509. A quel tempo, la croce assegnata era bianca e rossa (colori che rappresentano tuttora Rimini), ed era la conferma della riconquista dei privilegi della nostra provincia (per merito della cosiddetta “Bolla Sipontina”).

 

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Parlando di statuti, va detto che la prima redazione degli statuti del comune di Rimini risale al 1334. Tale data non coincide tuttavia con l’effettiva creazione di questi principi, ben più vecchi e radicati nella storia del comune, nati sulla base di usanze e consuetudini secolari. La redazione si divide in 3 libri:

  • il libro dedicato ai ruoli delle singole magistrature comunali
  • il libro dedicato al diritto privato e ai doveri dei cittadini
  • il libro dedicato alla regolazione delle attività amministrative ed economiche

Negli anni ’30 del ‘900, in pieno regime fascista, venne considerata la possibilità di affiancare al rinnovato stemma una scritta: “Arimini Libertas”. Tuttavia la proposta fu bocciata dalla consulta araldica, per motivi non chiari. Al suo posto, venne approvato nel 1937 il motto “Jacta Est Alea”, richiamo alla celebre frase di Giulio Cesare e al glorioso periodo di Roma Imperiale.

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