Il Savor, in dialetto “savôr”, non è altro che una marmellata ormai poco conosciuta, preparata e diffusa un tempo specialmente in Romagna.
Come tanti prodotti tradizionali locali, trattasi di un piatto (dolce) povero ottenuto dalla bollitura, lunga e lenta, del mosto d’uva nera a cui aggiungere i “frutti dimenticati” (un insieme di frutti autunnali) quali polpa di zucca, frutta secca e scorze di agrumi (arancio e limone).
Ne esce un composto denso e scuro, che si sposa benissimo con piatti dolci, arrosti, bolliti ma anche formaggi. Per restare in tema, sarebbe perfetto con il formaggio di fossa di Talamello.
I contadini dell’epoca solevano conservare il savôr in ipccole damigiane dal collo largo, facendone largo uso come companatico energetico durante i mesi invernali.
savôr = s. m. «savore»
specie di marmellata ottenuta con il far bollire nel sugo di mosto, non ancora fermentato, ogni sorta di frutta tagliuzzata: pere, mele cotogne, gherigli di noci, bucce d’arance
(Paolo Toschi).
Da confrontare con l’italiano antico savore, «salsa» (d.e.i.: nei dialetti rustici toscani è un pesto di noci ed uva acerba, usato come condimento sulla carne, «sapore»).
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